Il paradiso perduto by John Milton

Il paradiso perduto by John Milton

autore:John Milton
La lingua: it
Format: mobi, epub
Tags: Narrativa, Letteratura
ISBN: 9788897313076
editore: Liber Liber
pubblicato: 2001-01-14T23:00:00+00:00


LIBRO SETTIMO

Rafaelo, pregato da Adamo, narra come e perché questo mondo fu creato che dio, dopo aver cacciato dal cielo Satáno ed i ribelli suoi Angeli, dichiarò il suo piacere di creare un altro mondo e altre creature che lo abitassero. L’Onnipotente manda il Figlio con uno splendido corteggio di Angeli a compiere l’opera della creazione in sei giorni. Gli Spiriti celesti la celebrano con inni e cantici e risalgono al cielo col Creatore.

Scendi, Urania, dal ciel, scendi, se questo

Nome a te si convien, la cui divina

Voce soave accompagnando, io m'ergo

Sopra l'Olimpio monte ed oltre il volo

Delle Pegásee favolose penne.

Un vôto nome io non invoco, ed una

Di quelle nove imaginate suore

Non sei per me, nè dell'Olimpo in vetta

La tua dimora è già: tu quella sei

Che nata in ciel pria che sorgesser colli

E scorressero fonti, insiem parlando

Colla germana Sapïenza eterna

E scherzando ti stavi innanzi al sommo

Padre e Signor, che de' tuoi dolci canti

Prendea diletto. Abitator terreno

Io, guidato da te, d'alzarmi osai

Fino all'empiree sedi e spirar l'almo

Purissim'aere che lassù tu spiri.

Tu salvo mi scorgesti; or salvo al pari

In grembo al mio natal basso elemento

Tu mi riduci, onde, portato a volo

Dal mio sfrenato corridor, qual cadde,

Ma da altezza minor, su i campi Aléi

Bellerofonte un dì, non caggia anch'io,

E vada errando abbandonato e solo.

Del canto la metà tuttor m'avanza;

Ma in più brevi confini e dentro il giro

Del sole or fia rinchiuso: io fermo il piede

In sulla terra alfine, ed oltre il polo

Non più rapito, con maggior baldanza

Spiego la voce che non muta o roca

Divenne ancor, sebbene in tempi rei,

In tempi rei sebbene e 'n triste lingue,

Sonmi avvenuto, e benchè buio intorno

E rischio e solitudine mi cinga.

Ma no, solo io non son, mentre tu vieni

Nel notturno silenzio i sonni miei

A visitar, celeste Musa, o quando

L'aurora innostra l'Orïente. Or segui

A reggere il mio canto; un scelto e degno

D'ascoltatori, ancor che piccol stuolo,

Tu gli procura, e 'l barbaro fragore

Lungi tienne di Bacco e dell'insana

Seguace turba sua, turba discesa

Dalla schiatta crudel che mise in brani

Il Treïcio cantor, mentre al divino

Suo carme ebbon orecchie e rupi e selve,

Finchè il feroce urlar coperse e spense

L'arpa e la voce, e non poteo la Musa

Salvar il figlio suo; ma tu, che il puoi,

Soccorri a chi t'implora, o Dèa verace,

E non, qual essa, un vôto nome, un sogno.

Or di' che fu poichè col fero esempio

Di ciò ch'avvenne ai ribellanti Spirti

Ebbe l'Angel cortese instrutto Adamo.

Del destino che a lui sovrasta ancora

E a tutti i figli suoi, se in mezzo a tanta

Copia di frutti onde il bel loco abbonda,

Un sol vietato frutto, un sol comando

Sì lieve e dolce, ei non rispetta e serba.

Con Eva al fianco, in gran pensiero assorto,

Tacito, attento, di stupor ripieno

Egli ascoltato avea sì strane ed alte

Incomprensibil cose; odio nel cielo,

Guerra sì presso al Dio di pace, e in seno

Alla felicità scompiglio tanto:

Ma quando udì che il mal, qual verso il fonte

Onda rispinta, sopra lor ricadde

Da cui l'origin ebbe, il mal che starsi

Là non potea dove ogni ben soggiorna,

Tutti del cor gl'insorti dubbj appieno

Ei disgombrò. Novella brama intanto,

Innocente tuttora, in lui si



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